La ricerca di Alfonso Talotta dai Tracciati Urbani a Ombra di Luce
Il percorso artistico di Alfonso Talotta inizia nel 1979 con i Tracciati Urbani, da poco riportati all’attenzione dall’acume critico di Mirella Bentivoglio, ma nati, probabilmente, sotto il segno di quell’Astrazione Povera teorizzata da Filiberto Menna come spostamento del segno artistico dalla semantica alla sintassi. L’intuizione in qualche modo assolutamente pioneristica di Talotta, di utilizzare la traccia di pneumatici impregnati di acrilico su tela distesa sul manto stradale, anticipava sicuramente – almeno da noi – movimenti che si sarebbero manifestati in seguito come Street Art, Urban Art. Passati all’epoca quasi inosservati, i Tracciati urbani, oggi considerati assolutamente anticipatori nella loro forza espressiva di marcare la tracciabilità del paesaggio urbano contemporaneo, avrebbero potuto ben figurare nel variegato e composito panorama dell’arte a Roma negli anni Settanta presentato tra il 2013 e il 2014 nella mostra al Palazzo delle Esposizioni.
La ricerca di Talotta, artista appartato e fuori dai circuiti più condizionati dal mercato dell’arte, si sviluppa più di recente, tra il 2013 e il 2014, con il ciclo delle Compenetrazioni, dove l’attenzione alla forma, alla sua ricostruzione ma anche alla sua riduzione cromatica ai termini minimi, riflette concettualmete l’idea di assenza e di solitudine, implicitamente a contrasto con la proliferazione disorientante delle immagini e dei colori nell’arte contemporanea.
Come spiega Talotta: «Inizialmente erano due le forme che si compenetravano dando origine, così, ad un’unica forma che matericamente rispondeva alla tela stessa, non dipinta, rispettata nella sua purezza e pulizia. Successivamente sono passato a tre forme compenetranti che hanno dato origine ad una forma più complessa, più dinamica, più articolata. La superficie dipinta, sensibilizzata in un cromatismo che presenta piccole, ma determinanti variazioni luministiche, stabilisce l’ equilibrio tra la saturazione del colore e il progetto della forma, contemplando l’ idea della continuità tra punto, linea, piano (concetto) e luce, pigmento, colore (emozione)». Attraverso l’uso di un segno sottrattivo, non dipinto ma progettato, le Compenetrazioni riescono a raggiungere un punto di difficile equilibrio, costantemente in bilico tra razionalità ed emotività.
Un procedimento di progressiva rarefazione che partendo dalla traccia, dall’impronta, segno tangibile di presenza e di materialità, lavora in modo sottrattivo verso la dematerializzazione e lo svuotamento della forma, nel tentativo, per successive astrazioni, di raggiungere un forse utopistico punto di equilibrio.
Punto di arrivo, al momento, della ricerca di Talotta è il recente ciclo Ombra di Luce, nel quale la materia oscura viene ridotta e annullata dalla forza della luce. Attraverso questo procedimento – come suggerisce l’artista – «il colore dello sfondo si fa più cupo, acido, per contrastare con questa lacerazione, squarcio, apertura che sfonda, penetra e si afferma in modo perentorio, caratterizzando l’intera opera».
Il lavoro di Talotta sembra riprendere e sviluppare in una direzione assai personale, densa come è di una profonda tensione concettuale ed insieme emotiva, proprio quell’idea di Astrazione Povera cara a un teorico e critico del calibro di Filiberto Menna.
Aldo Mastropasqua