Il Progetto Operativo

Il progetto operativo di Alfonso Talotta è finalizzato alla ricerca di una essenzia oggettuale, che consenta di pervenire ad una espressività basata sui due elementi del materiale e del colore. Un progetto di lungo corso già sperimentato dall’ artista nell’ ambito della pittura nella serie di quadri nei quali il supporto di juta, lasciato parzialmente a nudo, si poneva in rapporto dialettico con la primarietà di zone di colore nei toni in genere del nero o del rosso, che sortivano effetti spaziali. Una situazione apparentemente minimalista poiché il procedimento “implica” una complessità di interventi e di risultati, che, nel campo della ceramica, si caricano di imprevedibilità, che, tuttavia, Talotta governa con mano sicura e un coinvolgimento emotivo denso di aspettative e curiosità. Non difetta, in ogni caso, la componente progettuale per salvaguardare la quale l’ artista riduce gli stadi della lavorazione, correndo i rischi derivanti dall’ approdo sperimentale; Talotta rifiuta la facile simulazione che dirotta il manufatto in territori altri, imposta un procedimento quasi di ritorno alle origini che gli consente di individuarne gli elementi strutturali del materiale, cogliere il loro valore intrinseco e la specifica natura. La base resta la primordialità dell’ argilla come fonte di elaborazione di oggetti attraverso la manipolazione, che implica la sensuosità della mano.

L’ artista accelera i tempi, elimina lo stadio intermedio della prima cottura, stendendo la patina smaltante sulla superficie semplicemente essiccata, cosicché il colore penetra nel corpo dell’ oggetto costituendosi come componente organica di esso. Questa accelerazione dei tempi può assumere, pur nella materialità dei risultati, forte connotazione concettuale poiché l’ operazione recupera, quasi simbolicamente le due componenti ineludibili del lavoro artistico, cioè la forma e il colore. L’ intervento successivo del fuoco, oltre a fermare l’ oggetto nella realtà rappresentativa, si propone come consacrazione di un procedimento che, a quel punto, assume il sigillo di una nuova realtà che va ad arricchire l’ orizzonte visivo del vissuto. Le opere elaborate da Talotta, anche se riflettono una basilare progettualità, si palesano con una continua variabilità nella quale vengono evocate presenze misteriche affidate a forme che rimandano ad arcaismi, a simboli totemici, a segnacoli confinari, a superfici tettoniche, con una morbidezza di dettato che riflette quasi ancestrali forme archetipiche depositate nella profondità della coscienza. La circolarità operativa di Talotta è evidenziata dalla permanente frontalità degli oggetti: qui entra in gioco l’ esperienza pittorica dell’ artista che allestisce un grande gioco di superfici quale campo per le interferenze luministiche, con riflessi ed assorbimenti della luce indotti dalla scansione cromatica.

Le forme sono sempre in continua mutazione poiché si diramano dai semplici segnali alla estensione pannellare come memoria concreta e realtà spaziale. Gli episodi materico- cromatici sono ottenuti per rapporto, tra superfici patinate sulle quali si iscrivono linee- segni di terracotta con il bruno cantante del cotto, frantumazioni, e ricomposizione delle forme, i cui punti di sutura si costituiscono in segni, sfrangiamenti, misteriose apparizioni di elementi lineari che esaltano e movimentano la superficie che si anima, muta secondo lo spostamento dell’ occhio dello spettatore proponendo le sculture come presenze immerse in un enigmatico silenzio.

Luciano Marziano,
Presentazione mostra ”Inedita” Museo della Ceramica, Palazzo Brugiotti
Viterbo, dicembre 2003